di Paola Dei
Dal 19 al 21 marzo arriva nelle sale Zerovskij. Solo per amore, l’ultimo spettacolo di Renato Zero distribuito da Lucky Red di Andrea Occhipinti, dove si condensano e vengono illuminate, come ha sostenuto lo stesso regista, tematiche che costellano la vita di tutti noi e che divengono indicatori di una società in declino di valori: la violenza sulla donna, l’eutanasia, la religione, Dio, la morale, la vita, la morte, l’amore, l’abbandono, la morte dell’arte della cultura.
“Volevamo sfuggire dai soliti schemi e dalle solite forme della canzone, dal compiacimento e dalla compiacenza di consegnare al pubblico – dei fedelissimi come dei semplici appassionati – sempre le solite cose. Penso a canzoni come Il cielo e Triangolo, non se ne poteva più, stavolta bisognava dargli qualcosa di più”, sostiene lo Zero più famoso del mondo durante la conferenza stampa svoltasi alla Casa del Cinema a Roma il 14 marzo dopo la proiezione in anteprima stampa del film.
“La musica esce così da certi obbligati confini. Dalla prospettiva di sentirsi relegata nello spazio di pochi asfittici minuti”.
Accompagnato da Vincenzo Incenzo e dalla sua straordinaria capacità di unire sacro e profano, colto e borgataro, unico eppure amalgamato a tutti gli Zeri del mondo, calce di esprimere concetti estremamente profondi e subito dopo di dire una battuta ai in romanesco, Renato si dona e ci dona uno spettacolo sullo spettacolo rispondendo alle numerose domande dei giornalisti presenti con sarcasmo e pungente ironia.
“Forse siamo parenti…..”, gli ha chiesto una giornalista marchigiana.
“Può darsi perché mi risulta che in casa mia tr……. molto!”
E così fra il serio e il faceto Renato ha presentato il suo film che scorre sullo schermo fra allegorie, animismo e sogni senza che nel pacchetto sia contemplata la speranza, come ha sostenuto lui stesso. Quando gli ho fatto osservare che la speranza sta nella capacità di trasformare le involuzioni del mondo in opere d’arte come ha fatto lui stesso nella sua vita ha risposto che la vera speranza, come la vera libertà è difficile da raggiungere. Occorre una grande sincerità con noi stessi e di certo quella capacità che lui ha avuto di non stancarsi nel creare suggestioni approfondendo di volta in volta tematiche scottanti e spesso a scomode: “La vita non voleva sorridermi ma l’ho costretta a farlo! Ho messo a dormire la tristezza e il dolore, mi avevano rotto le scatole!”
Renato risponde a tutti e “Nun s’accanna” come dice lui, sorride, fa foto, poi ci racconta gli ingredienti del film girato interamente all’Arena di Verona ma portato in tour per l’Italia in ben 11 località, non ultimo il Foro italico. Per realizzare l’opera Zero ha coinvolto un numero considerevole di collaboratori. Oltre 60 orchestrali diretti dal Maestro Renato Serio, 30 coristi, 12 ballerini e diversi attori, “una compagine di professionisti di altissimo livello” – come lui stesso sostiene- e per me è stato il tour meno fruttuoso, ho guadagnato giusto una birra e un panino, ma ne è valsa la pena e abbiamo dimostrato che se si vuole la qualità, bisogna lasciare qualcosa sul piatto”.
Lo spettacolo è ambientato in un’improbabile stazione ferroviaria diretta dal personaggio Zerovskij quello a cui ha dato i natali Zero a cui a sua volta ha dato i natali Renato Fiacchini. “Se esiste Renato Zero lo deve a Renato Fiacchini”.
Per la versione cinematografica Renato Zero ha scritto la sceneggiatura insieme a Vincenzo Incenzo e ha affidato la regia a Gaetano Morbioli.
Sulla scena si alternano le personificazioni di Amore, Odio, Tempo, Morte e Vita, che, come gli Dei dell’antica Grecia sembrano calcare le vicende di Eros, Venere, Ade, Persefone, Afrodite, Demetra, Poseidone, Marte. Accanto a loro appaiono anche curiosi personaggi come un figlio di nessuno chiamato Enne Enne e la coppia formata da Adamo ed Eva che si raccontano nei secoli fra accadimenti dolorosi, violenza, rappacificazioni, Madri Terese, Marie Montessori ma anche Messaline, Maghe Circi, Medee. Le accompagna Amore sulla sedia a rotelle.
“Mi è sembrato un gr de atto di umiltà mettere Amore nella sedia a rotelle. È fragile e non dobbiamo temerlo. Siamo noi che dobbiamo andare a cercarlo!”. Non facciamo neppure in tempo ad assimilare questo pensiero che una voce fuori campo annuncia la morte della cultura, ma il treno della vita, come il Carrozzone, va avanti da sé con le regine i suoi fanti e i suoi re e un mendicante minaccia di farsi saltare in aria tant’è sono le ingiustizie e i dolori che costellano la sua vita. Un cameo delizioso, drammatico s ironico realizzato da Gigi Proietti. Di Pino Insegno è invece la voce di Dio.
Le atmosfere sono quasi da musical intrise delle stesse fragranti suggestioni che caratterizzavano i suoi concerti di 40 anni fa.
Renato Zero, quando sostiene che le sue canzoni hanno avuto la durata di 4 minuti, forse non sa che il suo Concerto a Viareggio, che risale esattamente al 1978, segnò una seconda rivoluzione dopo quella del 1968. Tutti gli Zeri del mondo, come dice lui stesso, si trovarono sotto un immenso tendone con le fiamme degli accendini accese mentre le note de Il cielo portavano tutte le energie dal basso verso l’alto e riscattavano frustrazioni, delusioni, tristezze regalando due ali enormi.
Quelle parole urlate da una miriade di spettatori risuonano ancora negli animi di chi era presente e non solo e mentre in terra spermatozoi impazziti e libertà rubate imperavano e imperano, alcuni amori conquistano il cielo.. e tutto questo finché avrà abbastanza stelle… il cielo!