MI ART 2018

 

di Andrea Cerea

 

Quest’anno al MI ART, la prestigiosa manifestazione milanese dedicata all’Arte Contemporanea, si è respirata un’aria nuova, una ritrovata e stimolante freschezza, capace di scomporre come fosse luce, la molteplice di-frazione delle sue numerose componenti: il genio, l’ispirazione, la visione, l’intuizione, l’emozione, la sintesi, il business. Forse complice la sua collocazione temporale fra altri gli altri due importanti Saloni milanesi quello del Risparmio, dedicato alla Finanza e quello del Mobile, dedicato al Design, il MI ART ha palesato più che mai il suo ruolo di trait d’union fra il mondo degli affari e mondo dell’arte.

Il rutilante Mondo dell’Arte ed in particolar modo quello dell’Arte Contemporanea, con la sua galassia di artisti, galleristi, mercanti, collezionisti, opinionisti, esperti ed ultimamente banchieri, incuriosisce e stimola sempre di più gli investitori che riconoscono molti elementi di contatto con il loro Mondo.

Guidato, dalla competente e coinvolgente passione dell’amico Ivan Falardi (Artista, Collezionista, Art Advisor e Rigista) nonché sapientemente condotto ed illuminato dalla competente esperienza di Alberto Barranco di Valdivieso (Architetto, Collezionista, Art Advisor e riconosciuto esperto d’arte) mi sono affacciato addentrandomi tra le spire di un Mercato affascinante, coinvolgente e sempre più ricco in termini di prospettive di crescita e rendimenti. In questo viaggio sono stato inaspettatamente e piacevolmente accompagnato dall’illustre presenza del maestro Mario Raciti (www.marioraciti.it) che con la sua compagnia ha arricchito quest’affascinante esperienza sensoriale, spirituale e culturale regalandoci, il punto di vista unico e non replicabile dell’artista, quello dell’autore ed artefice di questo peculiare universo.

Molti i punti d’incontro, le similitudini ed i parallelismi possibili con i mercati finanziari internazionali ma altrettante le peculiarità distintive che proprio per la loro de-correlazione con il primo rendono ancora più interessante ed allettante un approccio con questo Mercato, che con il passare del tempo si concretizza sempre più come un asset imprescindibile in grado di donare un sostanziale contributo di stabilità e performance ai portafogli ed ai patrimoni di grandi e medie dimensioni.

Il Mercato Internazionale dell’Arte secondo una ricerca condotta da UBS, dopo un biennio affaticato, nel 2017 è tornato a crescere in maniera interessante, registrando un incremento del 12% dei volumi delle vendite per un valore complessivo di 63,7 mld di $, nello specifico gli U.S.A. confermano la propria leadership per quanto riguarda l’acquisto su scala globale di opere d’arte catalizzando nel 2017 ben il 42% del valore complessivo delle vendite, facendo così registrare un incremento del +16% rispetto ai volumi del 2016.

Lo scorso anno, inoltre, abbiamo assistito ad un evento di portata storica, il sorpasso della Cina nei confronti della Gran Bretagna, possibile grazie al fatto di aver fatto registrare il 21% degli scambi mondiali di arte lasciando la seconda posizione stabile a quota 20%.

Le strutture di vendita del mercato dell’arte globale sono rappresentate per il 53% dai vari canali di intermediazione che catalizzano circa 33,7 mld di $ e dal restante 47% dalle Case d’Asta.

Il 2017 ha evidenziato un maggior incremento del numero di transazioni rispetto al prezzo, che in media si sono incrementati del 8%; interessante, a tal proposito, osservare che gli scambi si sono concentrati nella fascia alta del mercato cioè quella superiore ai 10 mln di $, ricordando, relativamente a ciò, che lo scorso anno in occasione dell’asta di Christie’s si è stabilito un record con il “Salvator Mundi” l’opera attribuita a Leonardo Da Vinci, battuta per l’importo stellare di 400 mln di $, a cui vanno aggiunti i 50 mln di $ di commissioni, portando l’entità dell’operazione consolidata alla ragguardevole cifra di 450 mln di dollari.

Sul fronte opposto a queste cifre astronomiche, vale la pena inoltre notare anche il fenomeno del mercato dell’arte on-line che negli ultimi 5 anni ha registrato una crescita significativa del + 72% raggiungendo così un valore stimato di 5,4 mld di $; infatti le vendite realizzate su Internet rappresentano ben l’8% delle vendite globali complessive, che vengono monitorate con molto interesse da galleristi e mercanti perché sintomatici di nuovi ingressi di nuovi acquirenti sul mercato anche se il valore medio delle opere transate on-line è inferiore ai 1,000 $.

Sempre riguardo ad accadimenti rilevanti non bisogna sottovalutare come anche la riforma fiscale di Trump potrebbe impattare positivamente sul principale mercato mondiale e conseguentemente su tutta la restante parte.

Tra i numeri significativi di questo mercato globale occorre inoltre ricordare quelli relativi alle dimensioni dello stesso non solo riguardo ai prezzi o al numero di transizioni, ma anche nella fattispecie quelli rappresentativi della quantità degli operatori che evidenziano come il mercato dell’arte internazionale impieghi circa 3 mln di persone a cui vanno aggiunti i protagonisti dell’indotto.

Attualmente questo stra-ordinario Mercato vive e prospera della sua auto referenzialità elitaria alimentandosi internamente tramite le appassionate dinamiche che legano artisti, collezionisti, mercanti e galleristi ed esternamente attirando la curiosità e l’interesse di neofiti collezionisti, piccoli risparmiatori e grandi investitori.

I rendimenti a due cifre, la tangibilità dell’investimento, l’inefficienza del mercato ed il panneggio culturale e mecenatesco adagiato sul tutto attirano nuovi investitori alla ricerca dell’affare, e piccole e grandi private bank alla ricerca di nuovi clienti.

Un mercato non tecnicamente de-correlato, bensì semplicemente isolato, che si sviluppa con le dinamiche comune a tutti i mercati, senza tuttavia “l’efficienza per definizione accademica” di alcuni di questi, un sistema chiuso che fa del proprio isolamento quel plus esclusivo ed esotico che attira molto interesse ma che contemporaneamente ne rappresenta il limite invalicabile, superabile solo grazie ad un nuovo approccio, con l’applicazione di un nuovo paradigma.

Oggi i Signori della Finanza, protagonisti indiscussi ed artefici dei mercati internazionali, le grandi banche commerciali “usano” il mercato dell’arte per acquisire nuova clientela drenandone la ricchezza; da un lato accarezzano il mercato dell’arte, coccolando la passione dei clienti dai grandi patrimoni, esclusivamente per stabilire un linguaggio comune ed un legame commerciale dedicato a coltivare, per la maggior parte dei casi, l’esigua percentuale di patrimonio destinata all’arte; la finalità di questo comportamento in molti casi serve a giustificare l’inadeguatezza del servizio offerto alla parte ben più consistente di portafoglio affidatagli in gestione, nonché a compensarne i bassi rendimenti; in molti altri invece rappresenta un mero espediente per acquisire nuovi patrimoni strappandoli ai concorrenti in un gioco a somma zero senza crescita per i mercati e ancor peggio senza “creazione di valore” per i clienti e per i mercati.

Ritengo pertanto che si debba approcciare il mercato dell’arte con un nuovo paradigma, promuovendolo allo status di “asset class” indispensabile ed imprescindibile per la costruzione di un portafoglio diversificato e de-correlato, liberandolo definitivamente dal suo isolamento ed integrandolo di diritto nelle tecniche di gestione di portafoglio; non dovrà più essere solamente un “pretesto” per raccogliere nuova ricchezza alla quale applicare una commissione di gestione, bensì dovrà costituire un elemento fondante in grado di contribuire significativamente alla creazione di nuova ricchezza, alla stabilizzazione ed incremento dei rendimenti, in sintesi alla creazione di valore.

Questo mio auspicato nuovo approccio richiede pertanto lo sviluppo di nuove expertise da parte dei Consulente Finanziari, nonché la creazione di una nuova rete professionale di competenze a supporto delle decisioni di chi ascoltando i bisogni del Cliente, sia in grado poi di declinarli in soluzioni di portafoglio; l’interlocutore professionale deve essere in grado, a partire dall’autore, passando per la corrente o movimento artistico, sino a giungere al singolo quadro o scultura, di riconoscere quale sia l’opera più adeguata da inserire in portafoglio per il soddisfacimento di quello specifico bisogno.

Non ci si deve limitare alla superficiale indicazione della percentuale corretta di patrimoni da destinare all’arte, bensì occorre approfondire indagando nella storia, nella cultura, nella passione del Cliente per accompagnarlo, coadiuvati dalla competente conoscenza ed esperienza degli operatori del mercato dell’arte, in un percorso introspettivo e conoscitivo che ci conduca insieme all’identificazione, all’acquisizione ed alla gestione di quell’opera, specifica ed unica, in grado di rendere realmente “personale e cucita su misura” la soluzione di portafoglio.

Il mercato dell’arte deve si custodire e preservare le proprie elitarie peculiarità, ma deve altresì affrancarsi dall’isolamento che lo limita e che ne permette lo sfruttamento; deve pertanto connettersi, integrandosi ai mercati globali, arricchendoli, così facendo, con la sua singolare ed esclusiva dimensione.