“La Guerra infinita”, un titolo che, riferito ai fatti di estrema attualità non manca di suscitare una profonda preoccupazione ed inquietudine.
È di questo che si è parlato al workshop organizzato da GSA – Giornalisti Specializzati Associati, e valido come corso di aggiornamento per gli iscritti all’Ordine dei Giornalisti, che si è tenuto giovedì 25 gennaio scorso all’interno della prestigiosa Sala Stampa Nazionale di Via Cordusio 4 a Milano.
Un incontro, moderato dal giornalista Roberto Bonin, che ha voluto non solo illustrare e analizzare l’attuale situazione socio-politica internazionale, ma ha voluto anche approfondire il reale contributo del mondo dell’informazione e dei mass media nell’influenzare gli orientamenti dell’opinione pubblica.
La sessione formativa si è aperta col “padrone di casa” Carmelo Tribunale, Presidente di GSA ed esperto di Diritto Internazionale Umanitario che ha posto le basi per una discussione costruttiva su un tema così delicato, fornendo un panorama generale sulle principali regole e norme che regolano i conflitti a livello globale. Dalle tanto citate Convenzioni di Ginevra fino ai Protocolli Addizionali, Tribunale ha illustrato ciò che è consentito e ciò che non è consentito in uno scontro armato, sottolineando, più e più volte, come i crimini di guerra siano da sempre tra i più crudeli ed efferati, e, come la storia ci ha dimostrato, una vera e propria vergogna per l’intera umanità.
“Il ruolo del giornalista è quello di informare il suo pubblico, fornendogli tutti gli elementi necessari per dar vita a un quadro più completo possibile e crearsi una propria opinione su un determinato fatto e argomento”, ha voluto fin da subito sottolineare il Gen. Paolo Capitini nel descrivere una vera e propria “guerra fluida” che ci vede quotidianamente spettatori e protagonisti al tempo stesso; un continuo “conflitto globale” combattuto su diversi “campi di battaglia” virtuali e non virtuali, dove social network, identità digitali e world wide web ne rappresentano le armi più diffuse e più strategiche.
Un nuovo modo di combattere i conflitti che, come capita ormai per molti settori della nostra vita, ha assunto una modalità del tutto “ibrida”, sospesa tra il reale e l’irreale, dove però il termine “irreale” abbandona il suo tradizionale significato di “immaginario” o “inventato”, per assumerne uno più ambiguo e futuristico, sospeso tra il “probabile” e il “possibile”. “La globalizzazione è stata per certi versi un fallimento”, ha infatti detto il Prof. Marco Lombardi dell’Università Cattolica, riferendosi soprattutto alle grandi promesse, purtroppo non mantenute, dall’avvento del tanto agognato “Villaggio Globale”. “Siamo tutti vittime e carnefici di una vera e propria ‘Guerra cognitiva’ in cui la tecnologia funge sia da padrone e da ancora di salvezza”, ha continuato il prof. Lombardi. “La compresenza di sistemi tecnologici capaci di gestire grandi quantità di informazioni e di funzioni cognitive ci hanno catapultati in un nuovo e complesso ecosistema in cui la dimensione tecnologica e umana della conoscenza e dell’interpretazione governano e guidano il confronto tra i singoli avversari che si misurano attraverso le rispettive piattaforme dei sistemi informativi e i processi cognitivi di comando”.
Sul dualismo “guerra interiore e guerra esteriore” e sulla “crisi d’identità” che ne consegue si è voluto soffermare anche il Prof. Claudio Bonvecchio,. “Si tratta di un conflitto da cui difficilmente si riuscirà a uscire”, ha voluto rimarcare il noto docente di Filosofia Politica. “La crisi motivazionale degli ultimi decenni si è andata difatti sempre più a esteriorizzarsi e a inasprirsi, dando vita a una situazione generale in cui lo scoppio di nuove guerre e la nascita di nuovi focolai sembra non solo interminabile, ma anche e soprattutto incontrastabile”.
Conflitti interminabili e, purtroppo, ripetuti e reiterabili che il Gen. Luigi Chiapperini ha voluto portare all’attenzione dei presenti. “In questo particolare momento, in cui gli occhi di tutto il mondo sono doverosamente puntati su Ucraina e Palestina, non dobbiamo dimenticare i reali rischi che gli equilibri socio-politici ed economici internazionali ci mettono di fronte”, ha infatti confermato il Gen. Chiapperini. “I focolai in cui potrebbero scoppiare nuovi conflitti sono tanti e ben delineati, e non possiamo più far finta di non vederli, o peggio ancora di non dargli la dovuta importanza. Occorre per cui adottare una nuova coscienza, dove il concetto di ‘guerra’ non sia solo inteso in senso aggressivo o espansionistico, ma anche difensivo e preventivo”.
“Viviamo ormai da tempo in una continua guerra mondiale” è stato il coro unanime di tutti i relatori. “Una guerra subdola e apparentemente silenziosa che non solo cerca di passare inosservata, ma che continua a mietere migliaia e migliaia di vittime sotto i nostri occhi ciechi”.
Un invito, quello lanciato dai vari relatori, che non serve solo a sensibilizzare il mondo politico, ma che auspica una nuova ‘primavera’ di intenti e di crescita globale e generalizzata, in cui l’autodeterminazione dei popoli e dei governi funga da guida e da volano.