La Bellezza vissuta come sintomo
Il romanzo di Maria Mazzali “A più tardi” presentato con i miei colleghi all’interno delle attività di Nodi Freudiani il 19 gennaio 2019 mi ha emozionato perché tra le sue pagine ho ritrovato alcuni miei vissuti di donna.
Valentina, la protagonista, coerente a se stessa con coraggio ha sempre perseguito la propria emancipazione femminile, non fermandosi ai ruoli ristretti e già codificati impostole dalla società ma seguendo letteralmente la strada di Simone Weil cioè: “di passare dalla necessità subita passivamente, che non è altro che caso, alla necessità consapevole accettata, per una via di liberazione che implica il consenso alla necessità.”
La protagonista, psicanalista, realizzata professionalmente e soddisfatta per aver raggiunto un buon livello economico-sociale, a 40 anni vuol fare i conti con se stessa concedendosi una vacanza a Parigi, in una mansarda di suo gusto, acquistata nel centro storico. Sarà un viaggio introspettivo e così racconta di se stessa: “ Si era realizzata pagando il prezzo altissimo con il sacrificio della sua maternità. Ora si era realizzata non all’interno della coppia, ma come persona e si sentiva sufficientemente tutelata per rimettersi in gioco anche nel rapporto a due.”
Valentina è una donna bellissima e la sua bellezza è sempre stato un problema: la rendeva più sola e bersaglio di molte cattiverie. Ne ebbe esperienza sin da giovane. Aveva constatato “che legata alla bellezza c’era sempre stata qualcosa di doloroso da sopportare..non si capacitava di avere il potere inconsapevole di sconvolgere così tanto gli uomini da renderli volgari..sino al punto da degenerare in stolker”.
Bellezza , vissuta come sintomo, che restringe la propria libertà personale per difesa dalle molestie subite, che inibisce la fiducia nell’Altro soprattutto con il mondo degli uomini diventando molto scettica e insicura circa la loro affidabilità affettiva. Intollerante a qualsiasi compromesso centellina i propri affetti rinunciando a piacevoli momenti romantici, per paura d’imboccare per passione, strade sbagliate senza ritorno.
Valentina soffre di “singolitudine” termine coniato da un mio amico che significa la responsabilità del singolo accompagnato da una profonda solitudine.
Nella sua vita ha avuto fiducia solo nei confronti di tre uomini. Il padre, cardiopatico che ha accudito amorevolmente sino agli ultimi giorni della sua esistenza, il proprio analista che l’ha fatta conciliare con alcuni aspetti di se stessa e la guardia del corpo, una presenza molto discreta che l’ha accompagnata nel suo viaggio a Parigi.
E’scappata per interrogarsi sulla sua ultima Storia d’Amore con Tancredi, un uomo irresistibile per il quale ha una travolgente passione e ha paura di subire nei suoi confronti una specie di “soggezione sessuale”. Ha avuto in passato altre relazioni importanti , persino un Matrimonio, dalle quali è fuggita per evitare un futuro disastroso. Libera dagli impegni quotidiani, si permette nella vacanza parigina di analizzare come, Lei stessa dichiara: “un chirurgo dei sentimenti”, le precedenti esperienze e ne deriva un sentimento di gratitudine per chi in passato l’aveva delusa, è come immergersi in un bagno di purificazione di scorie emotive.
Valentina nelle parole di Tancredi, il suo innamorato, si sente a casa propria, non più estranea ma libera di realizzarsi. E’ stimolata intellettualmente da lui, avvocato penalista che per lavoro ha, riguardo ai suoi clienti, gli stessi argomenti dei suoi pazienti. S’interrogano e si consigliano reciprocamente decidendo di scrivere un libro a 4 mani.
Un fatto improvviso viola l’esilio di Parigi. A sorpresa Tancredi la raggiunge. Hanno una notte di passione. Valentina per la prima volta abdica le sue difese, si consegna con fiducia a lui in una consapevole passività femminile. Lui ha saputo cogliere le più intime corde della sua Bellezza, la sua Vera Bellezza, finalmente riconosciuta.
Valentina è cambiata e trasfigurata con l’accoglienza dell’Altro, lo nota anche la sua guardia del corpo che sente inutile la propria presenza quel mattino in cui lei esce fiduciosa incontro alla vita concedendosi una passeggiata tra i giardini di Versailles mentre Tancredi sorvola le Alpi di ritorno in Italia.
La Bellezza può condurre tanto alla libertà che alla prigionia come nel caso della nostra protagonista, ma si sa che la Bellezza con il suo potere trasfigurativo riesce a superare il nostro orizzonte limitato allontanando la paura di vivere e amare, per fare esperienza di meraviglie con l’annuncio di un Nuovo Mondo. Valentina dopo l’indimenticabile notte, desidera abbeverarsi dalla bellezza di Versailles.
Catturata dai colori dei giardini, vive un momento estatico di disponibilità e apertura del proprio essere, un’esperienza dove, citando la frase di Fachinelli nel suo libro la Mente Estatica scrive: … i sensi esteriori balzano in alto insieme ai pensieri..e i pensieri saltano dalla “ragione che cerca” alla ragione che non cerca, “pura luce in se stessa”. E’ un uso esaltato del corpo, non però la sua esclusione, né la sua mortificazione
L’esperienza di Bellezza al di fuori di sé può essere così intensa da perdersi ed è tale da esigere una riflessione interiore per inseguire un certo equilibrio. La bellezza del proprio corpo non è più vissuto dalla protagonista come un ingombro ostativo alle relazioni più autentiche ma è un trampolino per cogliere nuove realtà e nuove bellezze.
Paola Bonetti
Psicologa-Psicanalista Mail: paola.bntt@gmail.com