Intraprendere un viaggio senza aver prima cercato dentro l’occasione per farlo diventare una crescita personale è un po’ come partire a zaino vuoto. Così pensa il viaggiatore Alessandro Castelnuovo e guardiamo anche la sua immagine nell’introduzione.
In un’epoca in cui il turismo si può considerare un bene di consumo, come si può effettuare proposte veramente sentite, non soltanto novità?
Forse partendo proprio dal cambiare la sua concezione. Per me più che come un concetto di bene di consumo, il turismo andrebbe visto come servizio alla persona. Viaggiando mi sono accorto che molto spesso il turismo offre pacchetti pieni di tante opzioni ma facendo così induce ad una visita superficiale. Chi viaggia dovrebbe cercare di vedere meno cose ma rimanere ad osservare di più quello che vuole vedere. Capisco che questo implica la necessità di avere a disposizione un lasso tempo maggiore, ma così facendo si induce la gente ad un modo di fare turismo più pieno di sensazioni. Io ho viaggiato in Europa e in Italia soffermandomi spesso in luoghi ed usanze e ne ho sempre ricavato una conoscenza approfondita e più appagante. Ma guai a fidarsi solo delle parole che si leggono, come suggeriva un vecchio slogan: Provare per credere.
Capisco che la domanda precedente è molto vasta, ma vorrei, in particolare, sapere la sua opinione su come rinnovare le proposte turistiche anche a piccolo raggio, soprattutto a piccolo raggio
Cercare una opzione turistica e votarla come destinazione è una cosa che amo fare da solo o con quelle persone con cui parto, senza cioè consultare pacchetti turistici che pre-organizzano tutto. Anche se non ne escludo l’importanza quando si cerca quella professionalità che non guasta mai. Oltre a ciò, penso che sia proprio la proposta turistica a corto raggio che offra maggiori spunti per quel turismo lento detto prima. Semplicemente perché, essendo proprio una tipologia di viaggi a corto raggio, è più facile tornarci più volte e approfondire un argomento alla volta di quel posto. Però quel che credo più importante e valido per qualunque tipologia di turismo è che non devono mai mancare le occasioni per il contatto umano profondo, quello cioè fatto di scambi di parole, sguardi, sensazioni e magari anche di oggetti caratteristici. Se non partissi per arricchirmi di tutto questo, allora farei prima a guardare internet, una tecnologia che già mostra e descrive ogni angolo del mondo e ci permette di parlare con persone a distanza. Quest’ultima opzione sarà considerata per la mia vecchiaia, quando non sarò più in grado di spostarmi tanto.
Secondo il suo modo di vedere, le ‘attività’ e specie la ristorazione, possono essere quel dato in più che fa ‘la differenza’?
Le attività offrono quel confronto tra chi tocca un luogo per turismo e chi invece lo vive ogni giorno. Niente di quello che viviamo durante un viaggio è realmente completo senza aver fatto esperienza delle “attività” nella vita quotidiana del luogo. Per questo sono molto importanti. La ristorazione poi la considero da sempre una delle espressioni maggiori del posto in cui si va. Assaggia tutto ciò che una persona sa cucinare e avrai capito di lui più della metà di ciò che egli è. Questo è il mio motto. Non si può andare in un paese senza averne vissuto la cucina. Io non mi sentirei mai di esserci veramente stato. Per esempio, durante un viaggio in Norvegia, dal cibo che mi è stato fatto assaggiare e dal modo con cui ho avuto modo di parlarne con la gente del posto, ho capito quanto essi siano legati a quel popolo confinante ma considerato culturalmente come un lontano cugino, cioè gli svedesi. Sembra una cosa da niente ma tutto questo alla fine mi ha lasciato amicizie e scambi culturali. Se si parte senza considerare le “attività” di un luogo si torna, alla fine meno ricchi di conoscenza ed esperienza.
Credo che il turismo nelle città sia tutto da scoprire! Da dove partire per una esperienza proficua in una Italia, ricca di città culturali?
Non dimentichiamoci mai, quando siamo in giro, che la cultura non è fatta di un elemento singolo. Voglio dire che monumenti, mostre, eventi, cibo o musei, non sarebbero nulla senza le idee che ci sono state dietro per realizzarli. Cerco questo aspetto quando mi fermo in un posto! Personalmente mi informo molto prima di partire, attraverso libri, riviste, guide, blog, proposte di agenzia e contattando persone del luogo o che sono già state dove mi recherò. Credo che sia soprattutto questo ultimo punto quello da cui partire per una esperienza proficua: il contatto umano. Se abbattiamo in noi quel muro invisibile di diffidenza e solitudine, scopriremo che l’altro ha più voglia di parlare di quanto pensiamo. Proporsi con gentilezza, educazione, curiosità, rispetto ed umiltà rende speciale ogni incontro con chiunque che possa darci indicazioni su ciò che vogliamo vedere. Tante amicizie per me poi sono nate così, e avere amici è una delle tante cose belle del turismo perché ti riempie la vita di più. In questo modo sono sicuro di avere già molti contatti che mi saranno di aiuto nell’organizzare i viaggi futuri.
L’itinerario vale sempre come obiettivo turistico in Italia? Ho parlato dell’Italia perché, in questa emergenza mi sembra giusto e più che mai necessario
Assolutamente si! Quel che conta in un viaggio è il cammino che si fa perché aiuta a capire la destinazione e con che stato d’animo possiamo viverla e conoscerla.
E’ proprio quest’ultimo aspetto il più importante per vivere bene il proprio momento di viaggio . Sono fermamente convinto che lo stesso valga come l’obiettivo turistico. Definire un itinerario che tenga in considerazione come fulcro proprio l’itinerario stesso, è decisamente necessario per tornare a casa con esperienze che ci hanno accresciuti, è l’unico modo per prendere coscienza di quanto veramente un luogo ci sia rimasto dentro.
Riferendomi alla domanda precedente, puoi descrivere brevemente la tua esperienza turistica in una città, ossia l’anima di una città, per esempio Ravenna?
Per me un luogo è innanzitutto le persone che lo abitano. In ogni posto di questo mondo in cui mi sono recato non ho mai smesso di cercarle, parlar loro , lasciar loro un po’ di me e portare a casa un po’ della loro personalità. Questa è la vera anima di una città e in un itinerario che la riguardi non dovrebbe mai mancare. Ravenna, ad esempio, è la città dove vivo ma se l’avessi guardata solo per tutti i suoi monumenti patrimonio dell’UNESCO, per i suoi musei, per i colori del mare o per il sapore dei suoi cibi , l’avrei vista solo superficialmente. Ecco per me l’arte che questa città esprime è stata occasione per confrontarmi con chi la crea tutti i giorni e capire così che cosa unisce l’uomo al suo lavoro. Il mare è stato l’occasione per parlare con chi ne ha fatto una ragione di vita permettendomi di vivere i sogni che queste acque sanno generare nella mente. Il cibo mi ha dato lo spunto per confrontare l’antica figura della azdora con la passione moderna di questi sapori potendo così intuire che cibo e amore sono sinonimi. Quel che intendo è che se avessi solo toccato queste cose senza entrarci dentro con l’aiuto di chi le ha sperimentate intimamente, non sarei stato così completo come lo sono ora. Non avrei mai capito Ravenna.