La resilienza, la sostenibilità: ecco i concetti di cui si parla molto calandoli in molteplici situazioni, dall’agricoltura all’industria, all’urbanizzazione, al turismo ma è il clima il nostro interlocutore maggiore e ed è determinante per le azioni umane più importanti. Questa variabile è così importante non solo per i nostri svaghi turistici, non solo per ‘l’esterno’ ma anche per ‘l’interno’, per il nostro organismo.
Dal 12 al 14 maggio nell’Aula Magna di S Lucia, a Bologna, nell’8° Festival della Scienza Medica si è discusso del rapporto clima-salute riguardo alle malattie infantili.
Tobias Alfvén, pediatra del Sach’s Children and Youth Hospital di Stoccolma, ricercatore presso il Dipartimento di Salute Pubblica Globale del Karolinska Institutet ha ampiamente analizzato il cambiamento climatico in atto ad opera soprattutto dell’uomo che ha rotto l’equilibrio della natura e può generare malattie in modo sempre più incisivo, coinvolgendo lo spazio terrestre. Le proiezioni attuali presentano un aumento della temperatura media di 2°entro la fine di questo secolo e forse anche prima. Le onde di calore improvvise e le inondazioni possono verificarsi con più frequenza e inaspettatamente. Chi sono le popolazioni più vulnerabili? Proprio i bambini in maggior misura e gli anziani e le persone fragili. Dove? Nelle aree più povere, con meno assistenza e con più disuguaglianze.
Ci si è resi conto che 820 milioni di bambini sono esposti adaumenti improvvisi della temperatura, l’organismo infantile è fortemente sensibile al calore e possono esserci gravi conseguenze come per esempio la dissenteria, ma anche malattie dell’apparato digerente; 400 milioni di popolazione giovane, specie nei Paesi poveri, vive col pericolo di cicloni e 330 milioni con la probabilità di inondazioni che rendono difficili i movimenti e possono far annegare o traumatizzare fisicamente giovani e anziani. Le malattie respiratorie (conseguenza dell’inquinamento atmosferico) sono un altro aspetto del quadro sanitario legato al clima. La siccità provoca malnutrizione e investe ormai anche Paesi ai limiti dell’Area più povera. I bimbi possono soffrire di questa situazione già prima della nascita, possono avvenire parti prematuri o feti non sviluppati. Come non accorgersi che il desiderio di nuove nascite, anche nei Paesi ricchi, deve tener conto del clima.
Il tema nodale del cambiamento climatico è stato oggetto di riflessione anche da parte di Amitav Ghosh intervenuto all’inaugurazione, il 19 maggio, del 22° Salone del libro di Torino. Le sue considerazioni hanno riguardato il passato e l’attualità in cui le industrie belliche, come si vede, contribuiscono all’aumento dei gas serra e quindi della temperatura.
“I non umani possono parlare ?”, è il titolo della sua conferenza di Torino: è una richiesta di ascolto della natura.
Gabriella Capone