di Ilaria Li Vigni
Si è discusso molto in questi giorni del disegno di legge a firma del senatore Pillon sull’affido condiviso dei figli e il loro mantenimento che introduce la “bigenitorialità perfetta”.
In caso di separazione di una coppia, il mantenimento dei figli, il loro affido e, di conseguenza, i costi e il tempo passato con loro, devono essere equamente divisi tra padre e madre.
Il disegno di legge, in commissione Giustizia del Senato il 10 settembre 2018, punta, tra l’ altro, a prevedere la mediazione obbligatoria per le coppie con figli al fine di aiutarle a trovare un accordo nell’interesse dei minori.
Uno dei temi centrali è, infatti, quello del tempo trascorso con i genitori.
L’articolo 11 prevede che “ indipendentemente dai rapporti intercorrenti tra i due genitori, il figlio minore, nel proprio esclusivo interesse morale e materiale, ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con il padre e con la madre, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambe le figure genitoriali, con paritetica assunzione di responsabilità e di impegni e con pari opportunità. Ha anche il diritto di trascorrere con ciascuno dei genitori tempi paritetici o equipollenti, salvi i casi di impossibilità materiale”.
Il giudice deve assicurare il diritto del minore di trascorrere “tempi paritetici in ragione della metà del proprio tempo, compresi i pernottamenti, con ciascuno dei genitori. Salvo diverso accordo tra le parti, deve in ogni caso essere garantita alla prole la permanenza di non meno di dodici giorni al mese, compresi i pernottamenti, presso il padre e presso la madre”, si legge ancora.
Il disegno di legge si propone, inoltre, di contrastare il fenomeno dell’alienazione genitoriale come previsto dall’articolo 12 “Nelle situazioni di crisi familiare il diritto del minore ad avere entrambi i genitori finisce frequentemente violato con la concreta esclusione di uno dei genitori (il più delle volte il padre) dalla vita dei figli e con il contestuale eccessivo rafforzamento del ruolo dell’altro genitore”.
Inoltre, la cifra forfettaria stabilita automaticamente verrebbe sostituita da assegno calcolato ad hoc sui figli e sul progetto che i genitori hanno per loro. La cifra stabilita sarà, poi, divisa equamente tra i genitori, in base al loro guadagno.
Se la madre è senza reddito, ogni spesa spetterà al padre, che pagherà direttamente le spese vive o una cifra a fronte di fattura.
Tale normativa ha ricevuto già molte critiche nella prima fase di presentazione.
Una delle critiche più accese riguarda il fatto che il provvedimento, di fatto, sarebbe un disincentivo, per le donne oggetto di violenza, a chiedere la separazione dal coniuge.
E anche di non tutelare le donne che si trovano in situazioni più deboli oltre a non prevedere l’interesse del minore.
Il provvedimento infatti, ad avviso di chi scrive, stravolge il diritto di famiglia vigente in Italia e mina, alla base, lo sviluppo armonico di figli di coppie separate, costringendoli a vivere scissi in tempi paritetici tra genitori, aggravando, altresì, i costi della separazione con l’inserimento obbligatorio del ‘mediatore familiare’, il cui costo è a carico di chi si separa.
L’art. 11 prevede, poi, che chi non ha la possibilità di ospitare il figlio in spazi adeguati non abbia il diritto di tenerlo con sé secondo tempi ‘paritetici’.
Dunque, in buona sostanza, il genitore meno abbiente rischia di perdere anche la possibilità di vedere il figlio.
Si rischia, inoltre, che, per questioni economiche, siano sempre meno le persone che potranno separarsi, mentre aumenterà il numero di figli costretti a vivere con due genitori che non vivono insieme con quel minimo di armonia quotidiana indispensabile per la corretta crescita di un minore.
Queste solo alcune delle valutazioni che, a una prima lettura, vengono da proporre.
Importanti, come sempre, saranno gli emendamenti che verranno presentati e successivamente la normativa che si formerà in tema.
Allo stato, il quadro sembra quello di un deciso passo indietro in tema di effettiva parità di genere nel nucleo familiare e di tutela dei figli minori.