Per tutti Frank Sinatra è “the voice”, interprete di film indimenticabili, personaggio mitico nei reportage dei giornali di tutto il mondo.
Certo, i sospetti dei suoi collegamenti con personaggi della peggior malavita statunitense erano da tempo noti e discussi.
Ma che non si tratti soltanto di malevole voci è ora verificabile. Bisognava approdare alla lettura dei documenti, definiti “inaccessibili”, conservati negli archivi statunitensi dell’FBI: occorreva consultarli, leggerli, trascriverne i contenuti.
Finora non l’avevano potuto fare giornalisti e scrittori americani: è riuscito un giornalista italiano, Renzo Magosso, noto per le sue inchieste sul terrorismo anche internazionale, e su alcune perverse situazioni politiche in Italia.
E’ così emerso il ruolo di Sinatra in fatti accertati sull’elezione di J.F. Kennedy a Presidente degli Stati Uniti nel 1960, propiziati da esponenti, amici e complici di Frank, principali esponenti della mafia italo-americana.
Emergono perfino i nomi e cognomi di chi a Dallas ha premuto il grilletto da un poggio erboso e non soltanto dallo stabile dove era appostato il fucile di Lee Oswald.
Si conoscono ora i nomi dei boss malavitosi e autori di centinaia di omicidi che aiutarono Frank agli inizi della sua carriera.
Si scopre la sua complicità nella edificazione, nel deserto del Nevada della capitale del gioco d’azzardo: Las Vegas.
Si mettono a fuoco le sue origini a Hoboken da genitori italiani, in particolare da mamma Dolly che diventò, prima di lui, un esponente della mafia italo-americana e ne propiziò tutta la fase iniziale della carriera di cantante.
E molte altre situazioni, come gli inizi della carriera di una star come Ava Gardner. La morte, finora avvolta nel mistero di Marilyn Monroe. E ben altri insospettabili collegamenti di potere mafioso che Frank seppe organizzare.
Tutti raccontati anche nei particolari del saggio-inchiesta “Frank Sinatra- una vita da boss” pubblicata dall’editore “Book Time” da pochi giorni nelle librerie e accessibile anche via internet.