di Ilaria Li Vigni
Modifiche al Codice Antimafia, confisca dei beni e nuove norme di contrasto alla criminalità organizzata
Nel dicembre 2018 (Legge n. 132 del 2018) è stata licenziata, in ambito parlamentare, una importante modifica al Codice Antimafia, testo che stabilisce le norme tese al contrasto alla criminalità mafiosa in Italia.
Le nuove norme, ad integrazione e correzione del Codice preesistente, modificano e sostituiscono alcune di quelle già approvate nel 2011.
In buona sostanza, il testo approvato dovrebbe rendere più agevole la confisca dei beni, migliorare il controllo sulle infiltrazioni mafiose nelle aziende, rendere trasparente in misura maggiore la selezione delle amministrazioni giudiziarie dei beni confiscati, tutelare maggiormente i posti di lavoro nelle aziende sequestrate e riorganizzare l’Agenzia che si occupa della gestione dei beni confiscati.
Sono previste, poi, molte altre modifiche di natura tecnica al sistema di confisca dei beni, esteso e reso più efficace.
E’ stabilito che non sia possibile legalizzare la provenienza di beni semplicemente con la giustificazione del loro acquisto evadendo le tasse, e che se il bene confiscato è stato destinato a finalità di interesse pubblico può essere restituito – nel caso in cui sia così deciso – con un bene di equivalente valore.
Modifiche sono state apportate anche al sistema con il quale vengono scelti gli amministratori giudiziari dei beni confiscati ed i curatori
fallimentari, che non potranno essere «conviventi e commensali abituali» del magistrato che conferisce l’incarico.
Viene ammesso un procedimento di controllo giudiziario volto ad impedire l’infiltrazione mafiosa nelle aziende che potrà durare da uno a tre anni e che potrà anche essere chiesto volontariamente dalle imprese in caso di difficoltà e di elementi di sospetto nei confronti della proprietà o della dirigenza.
Sono stati istituiti, poi, un fondo di 10 milioni di euro l’anno e nuove misure per sostenere le aziende sequestrate, al fine di far proseguire le attività per la tutela dei dipendenti e della continuità sociale.
L’Agenzia nazionale per i Beni Confiscati (ANBSC), con sede a Roma, è stata riorganizzata: sarà composta da 200 dipendenti, controllata dal Ministero dell’Interno, con estensione delle competenze, e potrà assegnare i beni confiscati ad enti territoriali ed associazioni.
Molte, dunque, le trasformazioni e gli aggiornamenti deducibili dal nuovo Testo composto da sezioni ad esso dedicate.
L’ANBSC si pone, oggi più che mai, come un modello innovativo di cooperazione inter-istituzionale, un soggetto misto, con funzioni sia operative, sia decisionali per quanto riguarda la gestione e la destinazione di beni.
Fra le novità maggiormente rilevanti introdotte dal Codice Antimafia emergeva il passaggio delle competenze in materia di destinazione ed assegnazione dei beni confiscati, fino a quel momento affidate all’Agenzia del demanio, ad un ente creato ad hoc: l’Agenzia Nazionale
per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Più dettagliatamente, in tema di “Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”, disciplinato dall’art.110, infatti, viene non solo spostata la sede principale dell’Agenzia Nazionale da Reggio Calabria a Roma (sita tra l’altro in un immobile oggetto di confisca), ma soprattutto viene autorizzata per l’acquisizione dei flussi informativi (relativi a dati, documenti e informazioni oggetto di flusso di scambio, con il sistema informativo del Ministero della giustizia, dell’autorità giudiziaria, con le banche dati e i sistemi informativi delle prefetture-uffici territoriali del Governo, degli enti territoriali, delle società Equitalia ed Equitalia Giustizia, delle agenzie fiscali e con gli amministratori giudiziari).
Insomma, il novellato Codice Antimafia contiene interessanti novità relative alla lotta al fenomeno che, in forme differenti rispetto al passato ed anche con caratteristiche purtroppo aggiornate ai tempi che cambiano, appare a tutt’oggi infiltrato in molti ambiti della nostra vita politica, economica e sociale.
E’ compito delle istituzioni tutte e della società civile tenere alta l’attenzione, non solo con i Codici, ma, soprattutto, con i comportamenti concreti di tutti i giorni.