Sento spesso usare la parola “sostenibilità” nella comune vulgata senza che ciò implichi la comprensione del suo significato più profondo, e troppo spesso nemmeno superficiale.
Abbiamo iniziato a usarla nel lontano 1987 dopo il Rapporto Bruntland che gettava le basi, peraltro già indicate negli anni ‘70 dal Club di Roma, di un nuovo modello di sviluppo per il quale “occorre far sì che soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di rispondere alle loro” e già implicitamente ne segnalava la direzione.
Tuttavia sembra che poco sia rimasto del concetto e soprattutto lo si è assimilato come fosse un dogma, una enunciazione chiusa in sè, statica, mentre si tratta di una relazione complessa, con evidenti punti critici.
Ne consegue che dopo tutti questi anni in cui ci siamo spesi senza troppo successo in tentativi più o meno riusciti e norme variamente interpretabili, sia oramai indifferibile arrivare a comprendere come la Sostenibilità, con la maiuscola, si possa dispiegare in tutta la sua planetaria potenza nel rapporto con gli esseri umani e le loro imprevedibili e impattanti attività, in modo proattivo, sinergico, innovativo.
Occorre pertanto indossare un nuovo paio di lenti, consapevolmente “verdi” per riuscire a leggere e dialogare con la complessità quando viene in contatto con le azioni umane e l’economia.
E’ormai evidente infatti di come l’equilibrio del sistema biofisico terrestre sia stato alterato da una serie di azioni che hanno forzato il regolare funzionamento dei sistemi di sostegno vitale e creato squilibri che necessitano ora di essere corretti secondo precisi criteri organici, impostando la crescita su nuove basi, certamente più fluide, ma stabili.
Ciò implica necessariamente una fusione tra i meccanismi evolutivi caratterizzanti la complessità economica e i preesistenti aspetti naturali viventi con i propri limiti; due sistemi complessi in perenne divenire che dialogano e si intrecciano in modo innovativo per una rigenerazione costantemente positiva.
Un esempio tra i tanti, non esaustivo ma che rende l’ampiezza dell’azione necessaria, può essere rappresentato dai sistemi definiti Cradle to Cradle e Circular Economy, che si avvicinano settorialmente a piccoli passi al necessario cambiamento dovuto all’ innovazione ecologica in chiave dinamica per il passaggio obbligato dagli attuali sistemi antropici urbani a sistemi resilienti, ecologicamente rigenerativi, attrattivi e salubri ovvero Green Cities.
Olivia Carone